STOFFA

Im ersten Moment etwas Oberflächliches, aber in Wahrheit doch ein stilbildendes Mittel in der Filmkunst und schon viel länger in der Kunstgeschichte sind Stoffe ein Material, welches sich selbst ausdrückt in Form, Farbe und Textur, aber vor allem den Figuren als Kostüm zur Tiefe verhilft.

Stoffe, gewebtes Material das nur in Schwüngen und Legungen die Körper bekleidet und verhüllt, sind die vorherrschenden Kostüme in Pasolinis Matthäusevangelium. Kein eindeutiger Schnitt, keine modische Formgebung oder Kategorisierung steht im Weg. Es sind Faltenwürfe, die archaisch wirken und in den Falten der Gesichter wiederholt werden, die Pasolini so markant helfen, seine Narration zu unterstützen. Sie transportieren eine Ästhetik und wiederum Würde, die die Laiendarsteller in ihrer Schlichtheit bekräftigen, aber gleichzeitig eine bestimmte Grazie mitliefern →Disgraziato. Die Kopftücher, die Maria und Jesus verbinden, bekräftigen ihre auffallend symmetrischen schönen Gesichter. Die gebundenen Stoffe und Fetzen die von allen Darstellern getragen werden, lassen in Erinnerung an den antiken Faltenwurf ein Gefühl des Ewigen durchscheinen, aber gleichzeitig scheinen sie wie ein flüchtiges Element, denn die Kleider sind schlicht, offen, ohne Verschlüsse, Schals werden zu Schultertüchern oder Kopftüchern, sie passen sich an. Jesus trägt das gleiche kopfbedeckende Tuch wie seine Mutter und verbindet sie somit.

Die Evangeliums-Geschichte könnte natürlich auch unabhängig von den Kleidern erzählt werden, aber der Effekt des Details ist eben Teil des Erzählens. Der Realitätseffekt (Barthes) der damiteinhergeht, macht Pasolini nicht zum Neorealisten, sondern er lässt ihn in seinen Filmen wie einen Maler beeindruckende Gemälde „malen“.

Auch im fotographischen Anhang der Divina Mimesis zeigt Pasolini Frauen im zeitgenössischen Alltag einer sehr einfachen Umgebung und ihres Milieus, auch sie tragen hier wieder gebundene und gewickelte Kopftücher, weite Röcke mit Falten, Frauen in alltäglicher schwarzer Tracht. Die Kleider sind fast formlos, aber trotzdem aussagekräftig: Sie verbinden die Frauen miteinander und verleihen ihnen, trotz der offensichtlichen Armut, Würde und Wichtigkeit →Denti. Sie reden und bemerken den Fotografen nicht und werden von Licht bestrahlt. Auch dies wieder ein Hinweis auf die Erhabenheit in der schlichten Einfachheit dieser Menschen →Humile, von denen Pasolini zeigt: wir sind dagewesen.



Eva Kaesbauer







Filmstills: Pier Paolo Pasolini Il vangelo secondo Matteo (1964)



STOFFA

Se in un primo mento le stoffe possono apparire come superficiali, in realtà a ben vedere esse sono un mezzo, un elemento importante nell’arte filmica e, già da più tempo, nella storia dell’arte. Le stoffe sono un materiale che si esprime nella forma, nel colore e nella sua consistenza, ma che soprattutto procurano ai personaggi il costume di scena. Stoffe, materiale di tessuto che avvolgono il corpo vestendolo e coprendolo, sono loro i costumi predominanti del Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Non un taglio netto, né forme alla moda o categorizzazioni: ci sono i pieghettamenti che danno il sapore dell’arcaicità e che si ripetono nelle pieghe dei volti, che aiutano in maniera decisiva la narrazione di Pasolini. Portano con sé un’estetica e dignità, le stesse vengono rafforzate dalla semplicità degli attori dilettanti che al contempo, però, sono portatori di grazia →Disgraziato.

Il velo che copre la testa, che lega Maria a Gesù, sottolinea i loro bei volti simmetrici. Le stoffe legate e gli stracci vestiti da tutti gli attori, fanno trasparire la sensazione di eternità ma al contempo sono un elemento fuggente perché i vestiti sono semplici, liberi, senza chiusure, i mantelli sono usati per coprire le spalle o la testa, vengono adattati. Gesù veste il velo per il capo come quello di sua madre, legandosi così a lei.

La storia del vangelo potrebbe essere certamente raccontata a prescindere dai vestiti. Ma l’effetto del dettaglio è appunto parte del racconto. L’ effetto di reale (Barthes), che con questo si accompagna, non fa di Pasolini un neorealista, ma gli permette di ‘disegnare’ quadri impressionanti nei suoi film. Anche nell’appendice fotografica della Divina Mimesis, Pasolini mostra le donne nella quotidianità contemporanea all’interno di un loro contesto semplice. Anche loro vestono, di nuovo, veli legati e intrecciati, gonne ampie con pieghe, donne in costume nero. I vestiti sono quasi privi di forme e. nonostante ciò, espressivi: mettono in legame le donne e donano loro dignità e importanza, nonostante la povertà →Denti. Parlano e non notano il fotografo e sono illuminate dalla luce. Anche questo è una rimando alla superiorità della semplicità di questi uomini →Humile, dei quali Pasolini intende mostrare: noi siamo esistiti.



Eva Kaesbauer