GENOCIDIO (culturale)

„Ich glaube nämlich, daß in der heutigen italienischen Gesellschaft alte Werte zerstört und durch neue ersetzt werden“[1]. Der hier erwähnte Ausspruch von Pasolini erfasst mit wenigen Worten, was man unter der von ihm verwendeten Definition Völkermord verstehen soll. Es handelt sich hierbei um eine durch „anthropologische Mutation“ hervorgerufene Zerstörung, die laut Pasolini im marxistischen Manifest der kommunistischen Partei[2] bereits dargestellt wurde. Marx hat nämlich in seinem Werk die gleichen Gefahren wie Pasolini dargelegt: Durch die Steigerung der Industrie wird die Bourgeoisie stärker und ihre Werte ersetzten jene der nicht städtischen sowie der nicht bürgerlichen Bevölkerung. Während zu Marx’ Zeiten die Gewalt offenkundiger war, sieht Pasolini im italienischen Fall seiner Zeit eine neue Strategie der Macht, durch welche sich die „Mutation“ der Bevölkerung mild und klammheimlich vollziehen kann. Die neue bürgerliche Lebensweise ersetzt allmählich und durch „eine Art geheime Verführung“ den Sittencodex der volkstümlichen Moral. Anders ausgedrückt findet zur Zeit Pasolinis die Anpassung an einen bestimmten Lebensstil in Italien statt, dessen Verhaltensmuster von der bürgerlichen Klasse durchgesetzt werden. Dieses neue Modell steuert und beutelt das ganze italienische Volk, welches als kulturell und sprachlich vermischtes Volk bekannt ist. Dichterisch beschrieben erscheint das Thema „kultureller Völkermord“ in Pasolinis Werk Divina Mimesis. Der Titel ruft die Divina Commedia Dante Alighieris in Erinnerung und die Struktur des Werkes inspiriert Pasolini zu seiner Divina Mimesis →Mimesis. In dichterischen Bildern stellt Pasolini den „kulturellen Völkermord“ dar, den der Held der Geschichte kennenlernen muss. Im Gegensatz zum Werk Dantes präsentiert sich die Divina Mimesis nicht als Dichtung, sondern eher als Reflexion des von der Gesellschaft ausgeschlossenen Autors. Die Hölle Pasolinis ist die negative und unmenschliche Folge des aufgezwungenen bürgerlichen Lebensmusters, welches eng mit dem kapitalistischen Modell – wie auch von Marx enthüllt – verbunden ist. Die Vernichtung der Werte zugunsten des bürgerlichen Modells wird durch das Fernsehen →Televisione ausgeübt, wo die Werbung nur diese Klasse und ihren konsumorientierten Lebensstil darstellt. Auf der anderen Seite erzeugen die neuen Klassenwerte in den nicht-bürgerlichen Schichten Frustration und Ängste gegenüber einem Lebensmodell, das für sie schwierig zu erreichen ist. Zusammen mit den oben erwähnten Umwandlungen nennt Pasolini weitere Gefahren eines solchen kulturellen Völkermords: Sprachverlust, d.h. die Unfähigkeit, die Dialekte sowohl zu sprechen als auch erkennen zu können. Aphasie, d.h. Störung der Sprachnutzung sowie das Fehlen passender Ausdrücke. Verlust eigener kritischer Fähigkeiten und dazu noch eine starke Passivität sind nur einige Konsequenzen einer „Massenerschießung ohne Blutbad“.


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[1] Pier Paolo Pasolini, „Völkermord“, in: Freibeuterschriften. Die Zerstörung der Kultur des Einzelnen durch die Konsumgesellschaft, Berlin 1978, S. 39.
[2] Vgl. Karl Marx, Friedrich Engels, Manifest der kommunistischen Partei, Stuttgart 2011.


Debora Francione



GENOCIDIO (culturale)

“Credo che, infatti, nella società contemporanea italiana tutti i valori siano distrutti e sostituiti da nuovi”.[1] La frase di Pasolini qui citata compendia in poche parole ciò che va compreso con la sua definizione “genocidio”. Si tratta di una distruzione che opera attraverso una “mutazione antropologica” della quale, continua Pasolini, si trova già una rappresentazione nel Manifesto del partito comunista di Marx.[2] Nella sua opera Marx ha, infatti, descritto gli stessi pericoli presentati da Pasolini: con l’accrescimento dell’industria la borghesia diviene sempre più forte e i suoi valori vanno gradualmente a sostituire quelli non centrali della classe non borghese. Mentre, però, ai tempi di Marx la violenza era evidente, nel caso italiano dei suoi tempi Pasolini vede una nuova strategia del potere, mediante la quale può compiersi la “mutazione” della popolazione di soppiatto e in maniera sottile. Il nuovo modello di vita borghese sostituisce, poco a poco, quei valori morali del popolo mediante una “sorta di persuasione occulta.” Ancora: ai tempi di Pasolini in Italia ha avuto inizio un processo di aderenza ad uno stile di vita preciso, i cui modelli di comportamento sono stati imposti dalla classe borghese. Questo nuovo modello guida l’intera popolazione italiana, conosciuta per avere una cultura e una lingua varia. Il tema sul “genocidio culturale” si trova metaforicamente espresso nell’opera pasoliniana Divina Mimesis. Il titolo richiama alla memoria la Divina Commedia di Dante Alighieri e sarà proprio la struttura di quest’opera ad ispirare Pasolini la sua Divina Mimesis →Mimesis. Pasolini rappresenta metaforicamente il “genocidio culturale”, che il protagonista della storia deve comprendere e conoscere. Al contrario dell’opera di Dante la Divina Mimesis non si presenta in forma poetica, bensì piuttosto come riflessione dell’autore escluso dalla società. L’inferno pasoliniano è la conseguenza del modello di vita imposto dalla classe borghese, legato, come anche sottolineato da Marx, al modello capitalistico. L’annullamento dei valori, per fondarne dei nuovi a favore del modello borgese, è un processo attuato mediante la →Televisione, dove la pubblicità rappresenta esclusivamente questa classe sociale e il suo stile di vita votato al consumismo. Dall’altra parte i nuovi valori di classe provocano nelle frange di popolazione non borghesi, sentimenti di frustrazione e di paura, ansia per un modello esistenziale per loro difficile da raggiungere. Oltre ai mutamenti qui già citati, Pasolini descrive ulteriori pericoli di questo genocidio culturale: la perdita di parola, ossia l’incapacità non solo di non saper parlare i dialetti, ma anche di non saperli riconoscere. Altro pericolo è l’afasia, ovvero il disturbo dell’utilizzo della lingua, così come l’incapacità di utilizzare le forme giuste di espressione. Ancora: perdita delle proprie capacità critiche unite ad una forte passività sono solo alcune conseguenze di un “genocidio di massa senza spargimento di sangue”.


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[1] Cfr. Pier Paolo Pasolini, “Il genocidio”, in: Scritti corsari, Milano 2013.
[2] Cfr. Karl Marx, Friedrich Engels, Manifest der kommunistischen Partei, Stuttgart 2011.



Debora Francione