DIZIONARIO
Das Kino, sagt Pasolini, ist ein unendliches Wörterbuch konkreter Bilder, ein dizionario infinito, das durch Filme erschlossen wird, die dieses Bilderwörterbuch als Sprache lesen und daraus auswählen müssen: Das Kino hat laut Pasolini eine eigene artistische Sprache, eine eigene lingua di poesia wie das Gedächtnis und der Traum →Stoffa.
Das Kino bestimmt Pasolini als sogenanntes cinema di poesia in doppelter Weise: Zum einen funktioniert es als Wörterbuch der Zeichen und Bilder – Pasolini unterscheidet zwischen insegno (Sprachzeichen) und im-segno (Bild-Zeichen) –, die aus der Wirklichkeit auszuwählen sind. Zum anderen bekommen diese Bild-Zeichen eine individuelle Signatur. Es geht darum, die Subjektivität der Wahrnehmung der Wirklichkeit einzufangen, nicht ihre Objektivität.
Sind die Bilder der Wirklichkeit wie ein Wörterbuch strukturiert, dann müssen wir sie zuerst lesen und beschreiben, bevor es um ästhetische Fragen und ihre Interpretation gehen kann oder darum, das Werk Pasolinis mit einer Glorie zu versehen. Tatsächlich ist die Signatur des Autors selbst ein Akt der Inszenierung von Bild-Zeichen. Man kann das in seinem Film Mamma Roma sehen: Pasolini inszeniert Pasolini, als er den Protagonisten Ettore als sich selbst, als Pasolini zeigt. Für einen kurzen Augenblick verwandelt sich Ettore in Pasolini, um danach sofort wieder Ettore, der Sohn der Prostituierten Mamma Roma zu werden.
Wir sehen Ettore von hinten, in weißem Hemd und Anzughose vom Wind leicht aufgebläht, das Jackett lässig über den Arm geworfen, wie er über eine Straße in einem Vorort Roms (im Hintergrund sind die Wohnblocks der Vorstadt →Periferia zu sehen) auf eine Mauer zugeht, die kadriert ist wie das Kinobild und erkennen darin Pasolini wieder. Durch slow motion wird die Bewegung aus der Zeit des Films heraus gelöst. Die Kamera, die diesen Moment aufzeichnet, verdoppelt für einen Moment die Perspektive: Sie zeigt Pasolinis Blick, der wiederum sich selbst als Pasolini von hinten zeigt, der auf eine Mauer zugeht, als wäre sie die Leinwand.
Pasolini hat mit diesem ironischen Selbstzitat nicht nur seinen Film als Autorenfilm gekennzeichnet. Was er mit diesem Bild zeigt, ist, dass die Signatur des „Autors“ selbst ein Bild ist, dessen poetische Funktion darin besteht, die Grenzen zwischen der Hauptfigur und Pasolini zu verwischen. Pasolini könnte also prinzipiell auch die Figur selbst sein, wie umgekehrt die Figur auch zum „Autor“ werden könnte.
Cornelia Wild
DIZIONARIO
Il cinema, dice Pasolini, è un dizionario infinito fatto di immagini concrete che si apre attraverso i film, i quali leggono questo dizionario immaginario come una lingua che pure deve essere scelta. Il cinema, per Pasolini, possiede una propria lingua artistica, una sua lingua di poesia come la memoria e il sogno →Stoffa.
Pasolini definisce il cinema di poesia in duplice accezione, ossia in un senso funge da dizionario di segni e di immagini da scegliere dalla realtà: Pasolini pone la differenza tra insegno (segno linguistico) ed im-segno (segno dell’immagine). In un altro senso i segni dell’immagine ricevono un contrassegno individuale. Si tratta di catturare la soggettività della percezione del reale, non la loro oggettività. Se le immagini della realtà sono strutturate come un dizionario, allora dobbiamo per prima cosa leggerle e descriverle prima di imbatterci in domande circa l’estetica e l’interpretazione o per questo investire l’opera pasoliniana di gloria. In realtà il contrassegno dell’autore stesso è un atto di messa in scena del segno dell’immagine. Lo si può evincere nel film Mamma Roma, dove Pasolini inscena Pasolini, laddove mostra il protagonista, Ettore, come sé stesso. Per un istante Ettore si tramuta in Pasolini per tornare ad essere subito dopo nuovamente Ettore, il figlio della prostituta Mamma Roma. Vediamo Ettore da dietro in camicia bianca e pantaloni (ri)gonfiati dal vento leggero, la giacchetta buttata sul braccio con disinvoltura, camminare su una strada della periferia romana (sullo sfondo si vedono i palazzoni della periferia →Periferia). Si avvicina ad un muro inquadrato come l’immagine al cinema e di nuovo si riconosce Pasolini. Attraverso lo slow motion il movimento è strappato dal tempo del film. La camera, che traccia questo momento, per un istante raddoppia la prospettiva: si sofferma sullo sguardo di Pasolini, che di nuovo mostra sé stesso di spalle, mentre si avvicina al muro come se quest’ultimo fosse uno schermo cinematografico. Con questa ironica autocitazione, Pasolini non ha solamente contrassegnato da autore il suo film. Ciò che mette in luce con questa immagine è che il contrassegno dell’autore è esso stesso un’immagine, la cui funzione poetica consiste nel confondere i confini tra il personaggio principale e Pasolini. Pasolini potrebbe dunque essere per principio anche la figura stessa, e la figura potrebbe divenire l’autore.
Cornelia Wild
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